ECCAL

Ente Cooperativo Costruzioni Abitazioni Lavoratori

L’ECCAL (Ente Cooperativo Costruzioni Abitazioni Lavoratori) è una società cooperativa a responsabilità limitata (Scrl). Costituita nel 1947, ha operato nel settore immobiliare e socio-residenziale, reinvestendo gli utili nel finanziamento di diverse start-up promosse dalla Cooperativa Sociale Palazzolese e Cooperativa Sociale PAESE, in seno al Movimento Cooperativo Palazzolese, oltre che in progetti di solidarietà.

ECCAL ha perseguito la riqualificazione urbana, sia nelle nuove lottizzazioni che negli interventi di recupero, con scelte funzionali che hanno dato risposte concrete alle esigenze urbanistiche e sociali della città di Palazzolo sull’Oglio in quasi 80 anni di attività.

In particolare:

  • l’operazione Case operaie ha riqualificato i caseggiati dell’omonimo quartiere storico, consentendo di salvare un’importante pagina di storia palazzolese,
  • Il progetto immobiliare Piano Life ha permesso di realizzare e donare alla città il parco Sport Life, con annesso campus sportivo-ricreativo, ad uso dei cittadini e dell’attiguo Centro scolastico polivalente.

LA NASCITA

La guerra appena terminata aveva lasciato anche in Palazzolo molte ferite e strascichi di carattere sociale e politico che resero difficile il ritorno alla normalità.
Per quanto riguarda le abitazioni, si dovette, per prima cosa, cercare di riparare ciò che era stato danneggiato. Venne quindi fondato un Comitato di riparazione edilizia locale che, attraverso il competente ufficio del Genio civile, inoltrò domande per ottenere finanziamenti pubblici per la ricostruzione. Lo Stato concesse un contributo diretto oscillante tra il 50 ed il 70% delle somme necessarie ed in totale Palazzolo ricevette 7,5 milioni di lire per ben 105 interventi.

Contemporaneamente alcuni enti privati decisero la costruzione di nuovi appartamenti. Sulla strada che porta a Chiari, la ditta meccanotessile Marzoli fece costruire, accanto ai ventun fabbricati edificati prima della guerra, altre due palazzine per un totale di dodici alloggi. La stessa Società case operaie prolungò il caseggiato di via Gramsci e sopraelevò la parte centrale dell’edificio di Largo case operaie, aumentando in tal modo di venti unità il numero degli appartamenti.

L’Enal, ente del dopolavoro, invece imboccò una nuova strada nella ricerca dei fondi per la realizzazione di un gruppo di villette da edificare su un terreno posto sulla via per Grumello, ricorrendo ad una lotteria. Con la vendita dei biglietti del sorteggio si pensava di poter ricavare il denaro per le prime case.In palio venne messa una villetta ad un piano con giardino, ma il costo del biglietto stesso (lire 200 ciascuno) venne ritenuto, dalla popolazione, eccessivo e l’organizzazione, di fatto, naufragò.

Però sulle fondamenta di quella casetta nacque un nuovo progetto per un nucleo di alloggi per lavoratori, costruiti da un ente corporativistico nato dalla collaborazione delle forze politiche palazzolesi: la E.C.C.A.L. Ente Cooperativo Case Alloggi Lavoratori.

Fautore e sostenitore di questo progetto fu il commercialista Alessandro Ambrosetti di Palazzolo, all’epoca (1947) assessore democristiano al bilancio, che sostituirà più tardi Ugo Pedrali nella carica di sindaco. Questi ideò un meccanismo di autofinanziamento: i lavoratori avrebbero devoluto il compenso di un’ora la settimana di lavoro straordinario, costituendo così, in poco tempo, un piccolo capitale col quale chiedere poi un affidamento bancario. Tutti i partiti concorrenti all’Amministrazione comunale (democristiani, socialisti e comunisti) furono concordi e si arrivò così, il 21 agosto 1947, alla costituzione dell’ECCAL, Ente Cooperativo Costruzione Abitazioni Lavoratori.

Il sindaco Ugo Pedrali si attivò per convincere gli industriali che non sembravano molto propensi ad accettare l’iniziativa, chiarendo che l’ufficio dell’Ente cooperativo avrebbe aperto un conto per ciascun lavoratore che aderisse al progetto e le aziende avrebbero versato gli importi trattenuti direttamente sul conto. Una volta raggiunte le 1000 lire l’Ente avrebbe emesso un’azione a favore di quell’operaio, permettendogli di godere a fine anno dei dividendi sugli utili della Cooperativa e, cosa più importante, di partecipare all’estrazione per l’assegnazione degli alloggi che sarebbero stati costruiti. Alla fine anche gli industriali diedero parere favorevole, anche se solo per un periodo di prova di tre mesi e si impegnarono a trattenere quattro ore al mese il cui versamento sarebbe stato effettuato al lordo delle imposte e maggiorato di un 25 o 50%.

ATTO COSTITUTIVO E STATUTO-REGOLAMENTO

Il 21 agosto 1947 presso lo studio del notaio Giovan Battista Vezzoli venne ufficialmente costituito l’ECCAL, con capitale sociale di lire 16000; fu designato presidente Ugo Pedrali, vice presidenti furono Alessandro Ambrosetti e Mario Campana, segretario amministrativo Giovanni Masneri e segretario tecnico Duilio Businaro. Lo Statuto venne registrato, presso l’ufficio del registro di Chiari, il 30 agosto 1947. Vennero inoltre costituite due commissioni, una amministrativa e l’altra tecnica onde garantire la massima trasparenza.

Lo statuto-regolamento vantava dodici articoli:

Articolo 1 – Si costituisce in Palazzolo l’ECCAL per la costruzione di case per tutti i lavoratori che aderiranno a questo Ente cooperativo.

Articolo 2 – Ogni lavoratore potrà diventare azionista dell’Ente fornendo un’ora extra di lavoro settimanale il cui ricavato (maggiorato come minimo del 50%) verrà devoluto a favore di questa iniziativa.

Articolo 3 – L’ECCAL avrà un apposito ufficio segreteria che registrerà su un partitario gli importi maturati a favore di ogni operaio emettendo azioni nominali di lire 1000 ad ogni maturazione di pari importo nelle partite di ogni singolo azionista.

Articolo 4 – Proprietari delle case resteranno pertanto gli operai stessi nella proporzione delle rispettive azioni possedute; su dette azioni verrà poi corrisposto annualmente un dividendo ricavato dalla ripartizione degli utili.

Articolo 5 – Provvisoriamente l’Ente è amministrato da elementi proposti dai partiti locali; il consiglio provvisorio è suddiviso in due organi distinti: uno con funzioni tecniche e l’altro con funzioni amministrative.

Articolo 6 – Non appena tutti gli operai soci saranno in possesso di almeno un’azione convocheranno in Assemblea straordinaria tutti gli azionisti per eleggersi democraticamente gli amministratori della loro cooperativa.

Articolo 7 – A mano mano che le abitazioni verranno pronte, verranno sorteggiate tra quei soci che si saranno preventivamente messi in nota presso l’Ente.

Articolo 8 – Gli appartamenti lasciati liberi dai sorteggiati dovranno però essere lasciati a disposizione della Commissione Alloggi comunale per l’assegnazione secondo i bisogni e i diritti di sfollati o sinistrati.

Articolo 9 – Nello Statuto dell’ente risulterà ben chiaro che ogni azionista, qualunque sia il numero delle azioni possedute, non potrà avere diritto a più di un voto; ciò ad evitare manovre speculative atte ad espropriare con giuochi di borsa gli operai azionisti.

Articolo 10 – Le case verranno costruite a forma di villette di 4 o 6 appartamenti e saranno provviste di ogni comodità e confortevole accorgimento atte a renderle gradevoli e comode sotto ogni aspetto.

Articolo 11 – Tutti gli operai forestieri occupati presso gli stabilimenti locali dovranno dare la loro adesione a questa iniziativa, essendo riconosciuto anche a loro pari diritti di soci e (in secondo tempo) di alloggio nelle nuove case, riconosciuto ai lavoratori locali.

Articolo 12 – L’iniziativa oltre a risolvere uno dei maggiori e più assillanti problemi locali “la crisi di alloggi” si propone di risolvere il problema della liberazione delle scuole e di tutti i locali pubblici occupati da sfollati, per rendere più regolare ogni attività civica del Comune.

COSTRUZIONI E PROGETTI IMMOBILIARI NO-PROFIT

1946-47
Enal e alloggi di via Romana

Il primo passo della commissione tecnica della nascente Cooperativa ECCAL fu di rilevare il terreno dell’Enal con il pezzo di casetta già iniziato, subentrando così anche nei confronti delle persone che avevano acquistato il biglietto della lotteria per il sorteggio, trasformandolo in un’azione da 1000 lire.
Il 7 dicembre Ugo Pedrali convocò in un’assemblea i soci per procedere al sorteggio del nominativo delle quattro famiglie alle quali sarebbero stati assegnati i primi alloggi, pronti nel volgere di pochi mesi. Prima però si procedette ad una specie di referendum per stabilire i criteri in base ai quali decidere a chi dovessero andare gli alloggi: a tutte le famiglie indistintamente, oppure favorendo quelle più numerose?
Con 846 voti contro 552 prevalse la prima opzione. Accontentare quattro famiglie su circa 700 era ben poca cosa ma importante era stato dimostrare che l’Ente poteva raggiungere gli obiettivi prefissati; infatti, grazie ad un finanziamento governativo di dieci milioni di lire, alla fine di ottobre del 1948 vennero ultimati altri sedici alloggi in via Romana.
Mercoledì 29 settembre 1948 sul Giornale di Brescia apparve un articolo, intitolato “Case popolari a Palazzolo sull’Oglio” a firma del corrispondente Innocente Mainetti che ripercorreva il naufragio dell’iniziativa dell’Enal e la nascita dell’ECCAL con i primi alloggi in via Romana, nel rione di Mura.

Palazzolo, terra tra le più industriali della provincia di Brescia, sente più di ogni altro comune la necessità impellente di nuove, moderne case per i lavoratori e questo per l’aumento continuo della sua popolazione, come per la continua immigrazione di famiglie attratte dalla possibilità di lavoro nelle sue molteplici industrie. La prima idea 1946-’47 della costruzione di case fu ventilata dal locale Enal che avuto in concessione dal signor Gustavo Torre un appezzamento di terreno nell’immediata adiacenza periferica del paese, sulla strada che conduce a Grumello del Monte, dava incarico all’architetto Duilio Businaro di studiare un progetto organico di comode abitazioni per lavoratori, tanto da creare su quell’area un villaggio di una decina di casette uguali, le une dalle altre divise da un piccolo orto. Si concretò così un tipo di casa a un solo piano rialzato composta di tre ambienti con i relativi servizi; il facile e pratico finanziamento consisteva in una lotteria fra soli operai con biglietti del costo di lire 200, al vincente sarebbe passata in proprietà la bella casetta già costruita, ma l’iniziativa non ebbe esito felice, giacché sulla media di settemila lavoratori di cui è composta la nostra popolazione, non si è arrivati alla vendita dei cinquemila biglietti bastanti a coprire la spesa di costruzione in lire 1000000. Era poi la trascurabile privazione di poco più di un litro di vino, e così il progetto falliva. Un’altra iniziativa pratica e degna della massima adesione della massa operaia fu pure quella dell’istituzione (21 agosto 1947) di una Società avente per scopo la costruzione di case per lavoratori (ECCAL). Al finanziamento dell’opera poteva concorrere tutta la popolazione, mediante l’acquisto di azione di lire mille.

Per dar modo ai lavoratori di poter concorrere nella realizzazione di un progetto a tutto vantaggio della classe operaia, si concordava tra le Commissioni interne e gli industriali, il lavoro di un’ora extra settimanale, l’importo della quale, maggiorato da un pari contributo delle ditte, si accantonava per dar la possibilità ad ogni singolo operaio dell’acquisto di una o più azioni nominali da lire mille. Il progetto steso dall’architetto Businaro e approvato, ebbe subito inizio, ancora sull’area ceduta dal signor Torre in via Romana per Quintano. Esso consta di due piani con quattro appartamenti di tre vani con servizi (cucina, bagno-water, cantina, solaio e orticello); gli appartamenti sono collegati da un’unica scala centrale. Questo primo gruppo venne a costare lire 6000000; era pronto per il novembre 1947 e gli appartamenti venivano assegnati per sorteggio tra gli azionisti a quattro famiglie di operai dell’industria fratelli Marzoli. Ma anche questa iniziativa che era destinata a creare nuove costruzioni analoghe che aveva riscosso lode ed ammirazione dalla stampa di ogni partito, rimase troncata ancora per il mancato appoggio della massa.

Cadute le ottime iniziative di enti, il problema della costruzione di case venne affrontato direttamente dal Comune, spinto a ciò anche dal bisogno di concorrere ad alleviare la locale disoccupazione, che diventa purtroppo ogni giorno più preoccupante. Su progetto dell’architetto Businaro si deliberò la costruzione, sempre sull’area di via Romana, di quattro gruppi di case che danno un complesso armonico di sedici moderni appartamenti, dei quali otto a tre vani utili, più i servizi (cucina, bagno-water, cantina, solaio, orticello) e otto a due vani, più i servizi come i primi, ogni appartamento è munito di comodo balcone rientrante. Il lavoro venne dato in appalto e ripartito tra due importanti ditte costruttrici locali sotto la direzione dello stesso architetto Businaro con l’assistenza del delegato comunale capomastro Battista Sala . La costruzione fu costata sei milioni per ciascuno dei due gruppi di quattro appartamenti a tre vani e quattro milioni ciascuno i due gruppi di appartamenti a due vani; totale venti milioni, dieci lo Stato, dieci il Comune. Essendo pressoché prossima l’inaugurazione dell’importante opera, l’amministrazione comunale ha reso pubblica, mediante avviso, la forma di assegnazione degli appartamenti a coloro che ne avranno fatta richiesta entro il 31 corrente mese.

La forma è del seguente tenore:

  • Locazione per 25 anni, con patto di futura vendita e riscatto dietro corrispettivo del canone annuo di lire 60000 per gli appartamenti di tre locali e di lire 45000 per quelli di due locali.
  • Semplice locazione per 39 anni dietro corrispettivo del canone annuo rispettivamente di lire 20000 e di lire 15000.
  • Le domande, indicanti la forma di assegnazione preferita, dovranno essere accompagnate dalla ricevuta comprovante il versamento presso la tesoreria comunale di una somma pari ad una semestralità di canone a titolo di cauzione infruttifera, somma che verrà restituita ai non assegnatari.
  • Indipendentemente dalla prestata cauzione, gli assegnatari dovranno versare all’atto della stipula del formale contratto di locazione, un’altra semestralità di canone, ed accettare tutte le clausole contrattuali che verranno stabilite dall’amministrazione comunale.

Il nuovo villaggio che si presenta davvero accogliente per comodità di ambienti e di servizi igienici, per aria, sole e luce, per la località sana in aperta campagna, circondata da un vicino magnifico scenario di colline ricche di vigneti, incorniciato da alte montagne, accoglierà ora un complesso totale di ventun famiglie di operai; ma questo non basta ancora all’enorme necessità, perciò il Comune ha già approvato – e quanto prima si darà inizio ai lavori – la costruzione in via Piave di altri sedici appartamenti. Per questa benefica attività svolta prevalentemente a favore di famiglie di lavoratori vada al sindaco Pedrali e alla Giunta comunale il plauso della popolazione”.
Il problema casa continuava comunque ad essere impellente, troppe famiglie ancora vivevano stipate in un solo vano, altre in alloggi di fortuna e ciò creava malcontento tra la popolazione. Questa situazione era comune anche ad altri paesi e soprattutto alle città, così che intervenne il Governo stesso approvando, il 28 febbraio 1949, una legge proposta dal ministro del lavoro Amintore Fanfani che prevedeva la costituzione di una gestione autonoma dell’Ina (Istituto nazionale assicurazioni), Ente a partecipazione statale.

1949
Alloggi di via Gramsci, Sgraffigna, via Lagorio, piazza Cooperazione e via Ponte Fusia

Subito la cooperativa palazzolese presentò richiesta per un finanziamento per l’edificazione di un piccolo villaggio, richiesta accolta il 21 giugno 1949. A ben 50 milioni ammontò il finanziamento che permise la costruzione di sei casette a schiera e di 24 appartamenti economico-popolari in via Gramsci; era inoltre prevista la costruzione di altri alloggi nella zona della Sgraffigna. Poco tempo dopo
l’ECCAL inoltrò un’altra richiesta per altre 138 stanze dislocate in via Lagorio, piazza Cooperazione e via Ponte Fusia.

Il costo di ogni villetta (tre vani più servizi) era di circa 1,5 milioni di lire e le modalità del piano ECCAL prevedevano che ogni operaio a cui fosse assegnata una casa dovesse pagare 40000 lire l’anno che corrispondevano ad una quota di ammortamento con la quale nel corso di 25 anni sarebbe diventato proprietario della casa stessa. Quindi i 3/4 del costo (esattamente 980000 lire) sarebbero stati ammortizzati dall’operaio in 25 anni e 1/4 (circa 320000 lire) dallo Stato. In un articolo pubblicato sul quotidiano d’informazione Giornale di Brescia il primo dicembre del 1949, dal titolo “La ricostruzione a Palazzolo ha preceduto il Piano-case” si ripercorreva la situazione alloggi a Palazzolo, alla luce del recentissimo piano Fanfani.

“Ancora prima della programmazione del piano Fanfani, Palazzolo sull’Oglio, l’operosa cittadina industriale che fa da trait-d’union tra Bergamo e Brescia, già provata durante la guerra da ben 44 bombardamenti che avevano distrutto il suo ponte dell’autostrada, unitamente a quello ferroviario ed a numerose case circonvicine, aveva messo in opera un suo piano interno di proficua ricostruzione. Infatti gli operai del paese stesso, venuti a scarseggiare i locali di abitazione e cresciute di pari passo le richieste e le esigenze, avevano deciso di offrire ciascuno il guadagno di un’ora giornaliera di lavoro, mentre gli impresari rinunciavano a loro volta al 38% sui proventi dei loro guadagni, onde contribuire alla costruzione di un nuovo quartiere per le abitazioni dei lavoratori. Si realizzarono così in breve tempo abitazioni per un complessivo importo di dodici milioni.

Varato successivamente il piano Fanfani, Palazzolo fu quindi subito in linea per una sollecita ed operosa attuazione. Per iniziativa dell’Unione provinciale cooperativa sorse così a sinistra della stazione ferroviaria e nei pressi dello stabilimento Ferrari,
il cui proprietario munificamente ha donato l’area, un lotto di case, e precisamente sette più tre. Le dieci case di quattro appartamenti ciascuna (il cui progettista è stato il valente architetto Businaro di Palazzolo) sono ormai in via di ultimazione e tre di esse sono già giunte al tetto. La caratteristica tecnica ed economica dei singoli appartamenti composti di tre stanze più i servizi è la loro completa indipendenza, onde dar modo ai soci assegnatari della Cooperativa ECCAL di Palazzolo di poter divenire, dopo venticinque anni, durante i quali essi verranno a pagare complessivamente i tre quarti del costo, proprietari dei singoli appartamenti.
Il costo di costruzione di queste case si aggira sui cinquanta milioni, cifra che sarà coperta dall’Ina-case per i primi tre anni ed in seguito dal piano Fanfani, i cui contributi ammontano a 79 milioni.

Palazzolo recentemente come comune ha avuto altri 40 milioni di assegnazione dal piano Fanfani. Inoltre ha avuto l’autorizzazione a gestire direttamente le case dei senza tetto il cui ammontare è di sedici milioni, come da deliberazione già presa dal comune stesso. Per di più il comune di Palazzolo intende usufruire dell’articolo 12 della legge Tupini e costruire così per altri sedici milioni direttamente diventando in tale modo proprietario delle case. In complesso le nuove costruzioni a Palazzolo sono così distribuite.
Case costruite: per 20 milioni in conto del comune, per 12 milioni per conto dell’ECCAL, per 16 milioni per conto dei senza tetto.
Case in costruzione: per 56 milioni in conto del piano Fanfani. Case da costruire: per 40 milioni per conto del Comune, per 79 milioni per conto dell’ECCAL, per 16 milioni per conto del Comune per i senza tetto”.

1950-61
Villette di via Roncaglie, via Brescia, via Levadello e foro Boario

Tra gli anni 1950-1961 l’ECCAL e il Comune di Palazzolo sull’Oglio continuarono ad inoltrare a Roma richieste di finanziamenti, così che si poterono edificare alcune villette in via Roncaglie, via Brescia e via Levadello e presso la vecchia piazza del mercato o foro Boario, portando a 500 il numero degli appartamenti costruiti a partire dal 1947 sino alla fine degli anni Settanta.

Il problema degli alloggi sembrava risolto ed il compito dell’ECCAL concluso, ma subentrò poi la crisi economica che mise in difficoltà molte delle fabbriche del paese che dovettero ricorrere a licenziamenti e cassa integrazione e si ritornò quindi alla penuria di abitazioni. Inoltre la legge sull’equo canone e il blocco degli sfratti portarono ad una notevole diminuzione dell’offerta di abitazioni esistenti e rallentarono il mercato delle nuove case. Ecco che di nuovo intervenne l’ECCAL che costruì altri 40 alloggi nel quartiere di San Giuseppe e pilotò la vendita delle case Marzoli che a causa della crisi erano state messe in vendita ai lavoratori che le abitavano. Grazie anche ad un piano edilizio economico-popolare varato dall’Amministrazione comunale solo alle soglie del 1990 il problema
case sembrò risolto.

1993-2002
Lottizzazione Sgraffigna

Sei interventi impegnano la Cooperativa ECCAL 80 nel rione della Sgraffigna, tra il gennaio 1993 ed il 2002, praticamente per quasi un decennio. Per prima sorge una villetta gemella in via Ticino con concessione edilizia del 19 luglio 1993, su progetto degli architetti Osvaldo Vezzoli e Luciano Suardi; successivamente tre alloggi a schiera tra il 1995 e il 1996, su progetto degli stessi tecnici, su una superficie coperta di poco più di 200 metri quadrati a pochi metri dalla villetta gemella.

Con concessione edilizia del 23 novembre 1995 viene realizzata una palazzina a quattro alloggi indipendenti che s’affaccia su via Ticino, mentre a metà del 1999 decolla il cantiere per quattro case in linea ed un’abitazione monofamiliare: la concessione è dell’aprile 1998, il progettista l’architetto Luciano Suardi sempre affiancato dall’architetto Rota e dal perito Bianchetti per i cementi armati e gli impianti termici. Tre case a schiera, per una superficie coperta di 208 metri quadrati, rappresentano l’ultima iniziativa edilizia della Cooperativa ECCAL 80 alla Sgraffigna; i lavori prendono avvio nell’aprile del 2000.

1996
Lottizzazione San Rocco

Nel 1996 la Cooperativa ECCAL 80 realizza undici alloggi nel quartiere di San Rocco, in quella porzione di terreno compresa fra via Paolo VI e via Monsignor Zeno Piccinelli, all’ombra della chiesa parrocchiale di San Paolo in San Rocco.

Ciascuno dei due lotti vanta una superficie di 1760 metri quadrati, per una superficie coperta di 812,80 metri quadrati ed un volume di 4470,87 metri cubi. Sulla scorta della concessione edilizia numero 7781 del 5 settembre 1996 rilasciata dal Comune di Palazzolo, il 14 ottobre dello stesso anno prendono avvio i lavori, su progetto dell’architetto Luciano Suardi di Palazzolo (pure direttore dei lavori); opere che dovranno concludersi entro il 6 aprile del 1998. I calcoli dei cementi armati sono affidati all’architetto Enrico Rota con studio in Palazzolo, quelli per l’impianto termico al perito palazzolese Silvano Bianchetti. Le opere edili vengono appaltate all’impresa Pagani Angelo di Palazzolo, l’impianto idraulico alla Termotecnica Base di Palazzolo, quello elettrico al palazzolese Pagani Claudio, pavimenti e rivestimenti alla ditta Ceramiche Calabria di Palazzolo mentre le opere di falegnameria alla P.M. Serramenti di Mornico al Serio (Bergamo).

1997
Lottizzazione San Giuseppe

Nel 1997 la Cooperativa ECCAL 80 realizza ventotto appartamenti di diversa metratura distribuiti su quattro piani all’interno di due edifici collegati da un porticato aperto, su un terreno di 2262 metri quadrati in via Malogno, nel quartiere di San Giuseppe.

La concessione edilizia 380 del 27 ottobre 1997 prevede una superficie coperta di poco meno di mille metri quadrati ed una volumetria di 8540 metri cubi; i lavori, su progetto dell’architetto Luciano Suardi di Palazzolo, dell’ingegner Giobattista Capoferri per i calcoli dei cementi armati e del geometra Franco Francia di Brescia per lo studio dell’impianto termico, hanno inizio il 4 novembre 1997. Gli appalti sono così distribuiti: opere edili all’impresa palazzolese Ragni cav. Arturo, impianto idraulico a Zanni Luciano di Capriolo, impianto elettrico a Belotti Gian Paolo di Palazzolo, pavimenti e rivestimenti a Ceramiche Calabria di Palazzolo. Sempre a San Giuseppe nei primi giorni del 1998 prendono invece avvio i lavori di altri due fabbricati, per un totale di quattordici alloggi, in via Verdi, sulla scorta della concessione edilizia numero 13854 datata 15 dicembre 1997. Si tratta di un Piano di edilizia economico popolare promosso sempre dalla Cooperativa ECCAL 80 su un lotto di 1880 metri quadrati con una superficie coperta di circa 948 metri quadrati e volume pari a 5630,88 metri cubi. Il progetto e la direzione dei lavori sono nuovamente affidati all’architetto Luciano Suardi di Palazzolo, mentre per i calcoli dei cementi armati e dell’impianto termico sono nominati rispettivamente l’architetto Enrico Rota ed il perito Silvano Bianchetti. L’impresa Marenzi Giuseppe si aggiudica l’appalto, i cui lavori terminano i primi giorni del 1999.

In realtà i quattordici alloggi precedono solo di pochi mesi (siamo nel novembre 1996 e la concessione edilizia è datata 5 settembre 1996) la realizzazione, da parte della stessa Cooperativa, di dieci case a schiera di fatto distinte in due corpi. La superficie coperta è di 667,39 metri quadrati su un lotto di terreno di via Verdi, pari a 1780 metri quadrati con un volume di circa 4342 metri cubi. Progettista è l’architetto Luciano Suardi; l’impresa edile è Marenzi Giuseppe di Palazzolo, gli impianti elettrici sono affidati alla ditta Pedrali Pierino di Coccaglio, quelli idraulici invece a Vavassori Angiolino di Palazzolo, rivestimenti e pavimenti alle Ceramiche Agosti di Capriolo ed i serramenti nonché le opere in genere di falegnameria alla ditta Piceni di Chiari.

2004
Lottizzazione Sacro Cuore

Importanti sono stati i progetti per la riqualificazione urbana del quartiere Sacro Cuore. Si tratta di due piani di lottizzazione che si completano l’un l’altro, di particolare spessore sia in termini quantitativi che qualitativi.

Il primo piano di lottizzazione denominato Ponte Fusia, si estende sull’area compresa tra via Lagorio e via Attiraglio, a confine con il complesso scolastico della scuola elementare di via Attiraglio. Il progetto dell’architetto palazzolese Luciano Suardi (anche direttore dei lavori) prevede la realizzazione di 23 unità immobiliari, disponibili entro la fine del 2004.

Il secondo piano di lottizzazione, denominato Piano Life, ruota attorno all’ex sala cinematografica Life e si estende su un’area di circa 52.200 mq, compresa tra via Levadello e via Attiraglio e parallela al Centro scolastico polivalente (che oggi ospita l’Istituto Professionale di Stato “Giovanni Falcone”, il liceo scientifico “Galileo Galilei” e l’Itis “Cristoforo Marzoli”). Strategica è la posizione di questo piano di lottizzazione, sia per l’ubicazione baricentrica rispetto allo sviluppo residenziale dei quartieri Sacro Cuore e San Rocco, sia per la presenza di importanti arterie viarie nella zona, che l’estrema vicinanza agli istituti scolastici superiori della città.

L’equipe di tecnici composta dagli architetti Felice Labianca e Osvaldo Vezzoli e il geometra Armando Marini ha quindi ritenuto opportuno procedere ad una progettazione non solamente in funzione residenziale ma anche in risposta alle molteplici dinamiche urbane della zona. La lottizzazione Life propone infatti molteplici funzionalità: residenziale, commerciale di media entità (in risposta alle reali esigenze di quartiere) e sportivo-ricreativa, a completamento dei servizi e delle strutture dell’attiguo Centro scolastico polivalente. Il progetto prevede la realizzazione di un parco verde e campus sportivo asservito al complesso scolastico, che dispone di campi da gioco e un percorso-vita attrezzato. Il piano prevede inoltre un collegamento viario tra via Attiraglio e via Levadello, lungo l’asse di via Valcamonica. L’inserimento della zona commerciale, limitata al reale fabbisogno del rione, ha imposto la traslazione di alcuni volumi residenziali ad est della strada in progetto (in sostanza la continuazione di via Valcamonica) in modo tale da riuscire a fruire di tutta la potenzialità edificatoria del piano di lottizzazione e quindi di corrispondere economicamente alla realizzazione del campus.

Da evidenziare è la peculiarità della scelta di due tipologie residenziali. La prima – standard – propone villette a schiera lungo il tratto terminale di via Attiraglio e si configura come il naturale completamento della tipologia esistente della zona. La seconda invece, ben più complessa e ambiziosa, prevede la tipologia a corte, con edifici modulari a tre piani che si affacciano su una grande area verde centrale collegata da assi pedonali interni e che mette in collegamento visivo le parallele via Attiraglio e via Levadello. La soluzione a corte consente la realizzazione di un “quartiere nel quartiere” che, pur rispettando l’autonomia funzionale delle singole costruzioni, incentiva momenti di vita collettiva e di aggregazione sociale.

2005
Piano life e Parco Sport Life

Piano Life è un importante complesso urbanistico nel cuore di Palazzolo sull’Oglio, in uno dei quartieri più serviti della città: raggiungibili a piedi asilo nido, scuole elementari, medie e superiori, supermercato, bar, panetteria, centro sportivo-natatorio comunale, stazione ferroviaria e centri commerciali. Piano Life è un progetto residenziale a misura d’uomo: attiguo all’ampia oasi verde del parco attrezzato SportLife, con giardini privati ai piani terra o ampie terrazze ai piani superiori, percorsi pedonali protetti e alberati, un’ampia corte privata piantumata con esemplari arborei prestigiosi e parcheggi ben dislocati in superficie e nei piani interrati.

Il complesso a Corte offre appartamenti affacciati su un’ampia area di verde privato, accessibile solo ai residenti. Il progetto del verde è stato curato dal Garden il Pioppo con un’accurata selezione di esemplari arborei ad alto fusto. Le chiome degli alberi si tingono in autunno di calde cromie, mentre sempreverde è il secolare e maestoso ulivo centrale.

Sull’ampio parco urbano Sport Life si affacciano le prestigiose Ville a schiera e la Palazzina ad appartamenti attici e duplex. Ogni appartamento dispone di ampie terrazze con una gradevolissima vista sul verde del parco e oltre sulla campagna e il monte Orfano. La quiete del parco è protetta da un lato dalla cortina delle ville a schiera, mentre sul lato opposto è il quartiere scolastico, la palestra e il centro polivalente.

Il parco Sport Life, dipone di percorsi pedonali alberati, un chiosco per la ristorazione, aree di sosta ombreggiate con panchine, aree attrezzate con giochi di legno per i piccoli ospiti, campi da calcio, calcetto, basket e tennis. Il parco e i campi da gioco sono ad uso anche dell’attiguo Centro Scolastico Polivalente. Ogni appartamento dispone di giardini autonomi o ampie terrazze con una gradevolissima vista sul parco Sport Life o sull’ampia corte verde privata. L’architettura, ritmata da elementi in pietra a vista, offre finiture di pregio: soffitti con travi a vista, serramenti in legno massello, portoncini di sicurezza, monocotture nelle zone giorno, parquet nelle aree notte. Ogni appartamento è dotato di riscaldamento autonomo a pavimento, cantina e box di proprietà.

Piano Life è infatti un’operazione imprenditoriale no-profit. I ricavi realizzati da ECCAL/Movimento Cooperativo Palazzolese vengono infatti annualmente investiti in iniziative socialmente utili, per incrementare le opportunità di impiego, per aiutare le persone più svantaggiate.